Ecco come la tecnologia può contribuire a contrastare il crimine internazionale


Articolo
Giorgia Pelagalli
operazione
Credit: Pixabay

Una sofisticata operazione coordinata dall’Interpol è riuscita a demolire una fitta rete criminale dalle dimensioni internazionali. I malviventi hanno, a loro insaputa, comunicato per tre anni tramite un’app crittografata sviluppata dall’FBI, che ha così potuto intercettare gli scambi di informazioni e procedere con centinaia di arresti.

L’operazione Ironside, a cui l’Europol si riferisce con il nome di Trojan Shield Operation, è un’indagine segreta condotta dall’Australian Federal Police (AFP) in stretta collaborazione con l’FBI (U.S. Federal Bureau of Investigation) e le forze dell’ordine internazionali. Lanciata nel 2018, l’operazione aveva l’obiettivo di colpire la criminalità organizzata, il traffico di droga e le reti di riciclaggio di denaro sporco che operano su scala globale ed è riuscita a intercettare personalità legate ai cartelli della droga sudamericani, alle triadi asiatiche, organizzazioni criminali mediorientali ed europee e componenti di bande di motociclisti come Lone Wolf e Comanchero.

Lo stratagemma utilizzato è stato quello di fornire sotto copertura alle associazioni criminali un mezzo di comunicazione apparentemente sicuro ma che invece costituiva per l’intelligence mondiale una via di accesso agli scambi di informazioni sulle attività illecite. Le forze dell’ordine hanno dunque sviluppato e introdotto nel mercato della criminalità organizzata la piattaforma crittografata: ANØM. Questa tecnologia fa sì che il messaggio venga criptato nel momento di invio e decodificato solo in fase di ricezione, così da evitarne l’intercettazione da parti terze non in possesso della chiave di decriptazione. La crittografia end-to-end, che doveva in realtà servire da garanzia di riservatezza per i malviventi, è stata la chiave del successo dell’operazione Ironside. In particolare, sono stati sviluppati degli smartphone customizzati in cui veniva preinstallata l’app dell’FBI, all’apparenza non troppo diversi da altri dispositivi presenti sul mercato ma abilitati alle comunicazioni solo sulla piattaforma crittografata e privi di servizi di chiamata o posta elettronica.

Per lanciare l’app sul mercato nero, gli agenti sotto copertura si sono serviti di Hakan Aiyk, trafficante di droga australiano ampiamente stimato nel mondo criminale, che ha introdotto i dispositivi crittografati tra le bande. L’intuizione cruciale dell’intelligence è stata quella di sfruttare l’elevata domanda di circuiti di comunicazione sicuri, il cui mercato risulta instabile anche a causa delle plurime operazioni di smantellamento messe in atto dalle forze dell’ordine. In tre anni ANØM è cresciuta fino a contare più di 12.000 dispositivi crittografati, utilizzati da oltre 300 organizzazioni criminali disseminate in circa 100 Paesi. I criminali sulla piattaforma discutevano liberamente dei dettagli organizzativi delle loro operazioni, permettendo all’intelligence internazionale di analizzare oltre 27 milioni di messaggi incriminanti.

Il risultato è stata una delle più grandi e sofisticate operazioni delle forze dell’ordine nella lotta alle attività criminali. Le azioni svolte nel mese di giugno hanno coinvolto ben 16 Paesi, hanno portato a oltre 700 perquisizioni domiciliari, 800 arresti, il sequestro di 8 tonnellate di cocaina, 22 tonnellate di cannabis e resina di cannabis, 2 di droghe sintetiche, 250 armi da fuoco, 55 veicoli di lusso e 48 milioni di dollari in altre valute e criptovalute mondiali.

Il vicecapo delle operazioni della Drug Enforcement Administration, Matthew Donahue ha dichiarato alla conferenza stampa dell’Europol dell’8 giugno che l’operazione Ironside “non solo rivela come le organizzazioni criminali transnazionali continuano a sfruttare i servizi di comunicazione crittografati per il proprio guadagno illecito, ma mostrano anche l’impegno della comunità delle forze dell’ordine a sviluppare strategie innovative per contrastare questa attività”. Queste operazioni – ha continuato Donahue – “sottolineano la gravità della minaccia internazionale della droga e forniscono una solida base su cui costruire future indagini. Come mostrato chiaramente in questa operazione, la criminalità organizzata transnazionale è un problema globale che richiede una soluzione globale, forti partnership internazionali e una condivisione tempestiva delle informazioni che sono strumenti fondamentali in questa lotta“.

Nata a Formia nel 1996 e adottata da Roma nel 2015, ha conseguito la laurea triennale in Scienze economiche presso La Sapienza di Roma con una tesi sperimentale sull’Indice di Sviluppo Umano. Attualmente è borsista presso il Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” e studentessa del Master of Science in Economics presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

Nessun Articolo da visualizzare

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.