Un nuovo sistema robotico impiantabile nel corpo umano (il primo al mondo con queste caratteristiche) e capsule magnetiche sono la nuova arma contro il diabete. Si tratta dell’innovativa frontiera tecnologica denominata PILLSID (PILl-refiLled implanted System for Intraperitoneal Delivery) e validata al momento solo a livello preclinico che apre nuovi orizzonti nella cura di una patologia che colpisce milioni di persone al mondo.
Nello specifico, si tratta di un robot che viene impiantato chirurgicamente a livello addominale nello spazio extraperitoneale e interfacciato all’intestino e che ha le caratteristiche di una pompa in grado di rilasciare insulina con elevata precisione. Quando il serbatoio della pompa va “in riserva”, una pillola ingeribile avrà il compito di rifornirlo attraverso uno speciale sistema di aggancio e trasferimento del farmaco dalla pillola al serbatoio del robot. Le pillole, ingerite normalmente, attraversano il tratto intestinale fino a una zona di “attracco” ricavata in un’ansa dell’intestino. Un meccanismo magnetico si attiva per catturare la capsula, aspirare l’insulina e riempire il serbatoio. A questo punto il meccanismo magnetico si disattiva e la capsula vuota riprende il suo percorso fino alla normale espulsione. In combinazione con un sensore per il glucosio e un algoritmo di controllo, la pompa libererà l’insulina nei tempi e nelle quantità necessarie per una corretta regolazione glicemica, operando così come il primo pancreas artificiale totalmente impiantabile.
Tale tecnologia estremamente innovativa per la cura del diabete è stata progettata e sviluppata grazie alle competenze di robotica medica e bioingegneria dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna, in collaborazione con i Dipartimenti di Area Medica dell’Università di Pisa e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e i risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Science Robotics. Parliamo, dunque, di una validissima alternativa alle strategie attualmente impiegate per il controllo della glicemia, basate su iniezioni sottocutanee ripetute o su infusori indossabili.
I ricercatori che hanno lavorato al progetto sono molto ottimisti e affermano che i risultati registrati sono così incoraggianti da far prevedere di poter giungere in tempi altrettanto rapidi, dopo un’ulteriore fase di sviluppo e rifinitura, alla fase di piena applicazione clinica sull’uomo. Così finalmente i tanti malati di diabete potranno beneficiare di una vita più agevole e di un controllo della malattia più efficace.
La post-doc dell’Istituto di BioRobotica e prima autrice dello studio, Veronica Iacovacci, ha affermato che “questo sistema costituisce un significativo passo avanti nel campo dei sistemi robotici totalmente impiantabili e dei dispositivi per il rilascio controllato di farmaci. I risultati ottenuti a livello preclinico sono estremamente incoraggianti e di grande importanza sia dal punto di vista tecnologico che clinico”. E ancora, “un dispositivo di questo tipo, potrebbe consentire nel futuro di sviluppare il primo pancreas artificiale totalmente impiantabile e potrebbe essere impiegato anche nel trattamento di altre patologie croniche e acute a carico degli organi intraperitoneali”.