Il piano Italia a 1 Giga e la nuova strategia per la banda ultralarga. Verso la fine del rame?


Articolo
Lorenzo Principali
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L’iniezione di fondi garantita dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e la loro destinazione per almeno il 20% al digitale hanno consentito al governo di rilanciare ambiziosamente i piani a sostegno dell’infrastrutturazione in banda ultralarga sia in termini di prestazioni, alzate fino a 1 Gbps, sia in termini di copertura (tutti i civici del Paese). L’obiettivo, migliorativo rispetto a quanto previsto dal Digital Compass, consiste nel raggiungere questo traguardo entro il 2026, sviluppando reti “a prova di futuro” che permetteranno a cittadini, imprese e pubblica amministrazione di fruire di servizi avanzati (video streaming hd, realtà virtuale e aumentata, smart working e formazione a distanza, cloud computing, online gaming, telemedicina, etc.).

UNO SGUARDO AL CONTESTO. LE POLICY DIGITALI PRIMA DEL PNRR

Iniziative per spingere l’infrastrutturazione a banda larga e ultralarga hanno avuto origine già dal 2009 con il Piano Banda Larga, che aveva l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini una connettività di almeno 2 Mbps (soglia che ora ispira quasi tenerezza). Proprio in questo senso, ragionare “quadri-dimensionalmente”, includendo anche la variabile temporale, appare dunque un esercizio altamente lodevole: occorre progettare le reti non pensandole con gli occhi e con le esigenze di oggi, ma con quelle che potremo avere da qui a 10 anni almeno.

Nel 2015 è stata lanciata la Strategia per la Banda Ultralarga, che puntava a portare connettività ad almeno 30 Mbps a tutta la popolazione entro il 2020 (e di avere oltre il 50% di linee con connessioni ad almeno 100 Mbps). All’interno di tale nuova Strategia BUL sono stati lanciati e portati avanti due tasselli principali. Il primo è costituito dal Piano Aree Bianche, che riguarda specificamente le aree a fallimento di mercato (che risultano sguarnite e in cui nessun operatore prevede di investire nei 3 anni successivi alle rilevazioni). Per queste zone si è puntato su un modello a concessione tramite fondi nazionali (FSC), fondi comunitari (FESR e FEASR) e fondi regionali, messi a bando per la realizzazione di una rete di proprietà pubblica e aperta a tutti gli operatori tlc, in modalità wholesale, con prezzi all’ingrosso stabiliti da Agcom.

L’obiettivo del piano consiste nel fornire connettività in fibra ottica (FTTH) ad oltre 7.700 comuni e con connessione mista fibra-wireless (FWA) con prestazioni fino a 100 Mbps ad oltre 7.100 comuni.

Infratel ha diviso i target in lotti regionali assegnati in tre diverse gare, tutte aggiudicate a Open Fiber. La sottoscrizione del contratto di concessione tra Infratel e Open Fiber per i lotti del primo bando è avvenuta a giugno 2017, per il secondo a novembre 2017 e per il terzo ad aprile 2019.

L’evoluzione del progetto è costantemente fornita dalla stessa Infratel, con aggiornamenti mensili. Al 31 agosto 2021 risultavano più di 8.300 progetti approvati su oltre 9.500 previsti in FTTH (fibra fino a casa) e oltre 7.760 approvati su 7121 previsti in FWA, mentre a livello realizzativo sono stati aperti (con ordine di esecuzione) oltre 5.000 cantieri per la fibra, di cui oltre 3.000 ultimati e oltre 2.000 aperti alla vendita. La conclusione complessiva dei lavori dovrebbe avvenire entro metà del 2023.

Un secondo tassello delle policy pre-Pnrr riguarda gli incentivi alla domanda, con la fase I del Piano Voucher divenuta operativa a novembre 2020. Al 24 settembre 2021 le risorse impegnate ammontavano a oltre 96,8 milioni di euro, pari al 48,43% dei fondi disponibili. I voucher attivati erano oltre 173.500, mentre Lombardia, Marche e Piemonte figuravano come le regioni in cui le risorse assegnate erano state maggiormente impiegate. Sicilia, Puglia e Sardegna sono quelle maggiormente premiate in termini di assegnazione (rispettivamente con 40, 37 e 28 milioni).

LE POLICY DIGITALI CON IL PNRR

La nuova fase delle policy a sostegno della digitalizzazione ha preso il via lo scorso 27 maggio 2021, con la pubblicazione della nuova Strategia italiana per la banda ultralarga. Questa raccoglie l’eredità delle attività precedenti, ne prevede di nuove e dettaglia ulteriormente gli interventi sulle infrastrutture digitali, come illustrato nella fig.1.

Fig. 1: Le policy sulla banda larga e ultralarga prima e dopo il PNRR

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La nuova strategia BUL si compone di 7 azioni. Il Piano aree bianche (infrastrutturazione aree a fallimento di mercato) e il Piano Voucher, analizzati sopra, sono già attivi. Tra le ulteriori 5 azioni si osservano il Piano “Italia a 1 Giga”, cui vengono assegnate oltre la metà delle risorse complessive (3,86 miliardi), il Piano “Italia 5G”, destinatario nell’insieme di oltre 2 miliardi, e altre 3 iniziative, rispettivamente  il Piano “Scuole connesse”, il Piano “Sanità connessa” e il Piano “Isole Minori” i cui fondi assegnati ammontano in totale a oltre 820 milioni.

IL PIANO “ITALIA A 1 GIGA”

In questo articolato contesto si colloca il Piano “Italia a 1 Giga”, pubblicato ad agosto, il cui obiettivo consiste nel fornire connettività “ad almeno 1 Gbps in download e 200 Mbps in upload alle unità immobiliari che, a seguito della mappatura delle infrastrutture presenti o pianificate al 2026 dagli operatori di mercato, sono risultate non coperte da almeno una rete in grado di fornire in maniera affidabile velocità di connessione in download pari o superiori a 300 Mbps”.
In altre parole, per quei numeri civici in cui non si realizzerebbe una copertura ad almeno 300 Mbps entro il 2026 con le normali dinamiche di mercato, verranno effettuati degli appositi bandi finalizzati a incentivare gli operatori a dotare tali civici di connettività ad almeno 1 Giga.

Le dinamiche di copertura di tali civici sono state identificate grazie alla consultazione Infratel 2021 (i cui risultati sono disponibili qui e riportati sinteticamente in tab.1).

Tab.1: Numero e percentuale di civici oggetto di intervento pubblico nell’ambito del Piano “Italia a 1 Giga” per ciascuna regione.

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Nel dettaglio, si tratta di oltre 6 milioni di indirizzi complessivi, quasi il 30% di quelli monitorati. A livello regionale, quelle con il maggiore digital divide senza intervento pubblico risulterebbero, in termini percentuali, la Sardegna (62% dei civici), l’Abruzzo (53%), la Calabria (49%) e la Valle d’Aosta (46%). In valori assoluti, gli interventi maggiori andrebbero fatti nella stessa Calabria (oltre 800.000 civici), in Puglia (620.000), in Sardegna (619.000) e in Toscana (517.000).

Più complessa la questione relativa all’esatta individuazione dei civici da mettere a bando (talvolta segnalati in aree che rischiano di rivelarsi poco o molto scarsamente edificate), nonché alla correlazione tra civici e unità immobiliari (la strategia parlava di 8,5 milioni di UI, mentre ora il target consiste in circa 6,2 milioni di civici).

IL CONTRIBUTO DEL FIXED WIRELESS ACCESS

A livello tecnico, una connessione FWA prevede che un cavo, generalmente in fibra ottica, arrivi fino a una stazione radio base (detta BTS) la quale emette un segnale senza fili per raggiungere il terminale ricevente (un’antenna posta in prossimità del domicilio dell’utente) che a sua volta lo distribuisce all’interno dell’abitazione. Questa architettura costituisce un’alternativa più economica e flessibile rispetto a quella tradizionale, in particolare per le zone dove non è presente una rete cablata fino a casa dell’utente o in cui sarebbe anti-economico costruirla.

La natura della tecnologia fixed-wireless ha introdotto un ulteriore elemento di valutazione all’interno della consultazione, in particolare relativa alla differenza tra civici passed (raggiunti) e served (effettivamente serviti). Infatti, poiché il servizio viene fornito tramite celle radioelettriche, i civici raggiunti dal segnale fisso-mobile non sono direttamente equiparabili a quelli raggiunti via cavo, per via di fattori quali dispersione e ripartizione della capacità delle singole celle tra gli utenti effettivamente connessi. Per queste ragioni, per gli operatori FWA è più complicato fornire una precisa indicazione di quanti utenti verranno effettivamente serviti a 300 Mbps nel 2026.

Tab. 2. Percentuale dei civici oggetto di investimenti privati al 2026 per ciascuna regione in base alla velocità stabile in download nell’ora di picco del traffico (considerando una velocità massima di almeno 300 Mbit/s).

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Secondo quanto riportato nel Piano Italia 1 Giga, si ritiene ragionevole applicare un criterio del 10%, che consiste nel considerare effettivamente serviti con tutta la banda richiesta circa il 10% dei civici coperti dalle celle elettromagnetiche (o “passed”).

A tal proposito, tuttavia, occorre fare due ordini di considerazioni: in primo luogo, la tecnologia wireless evolve in media una volta ogni 5 anni, a differenza del cavo che presenta in genere un’innovazione tecnologica ogni 10. Di conseguenza, mantenendo un approccio che includa la prospettiva temporale, è opportuno tenere presente, nelle valutazioni su copertura e capacità, anche gli upgrade di cui l’FWA o altre tipologie di connettività mobile beneficeranno nei prossimi 5-10 anni.

In secondo luogo occorre valutare l’effettiva praticabilità dell’infrastrutturazione per raggiungere ogni tipo di indirizzo civico, anche il più remoto, con tecnologie via cavo. A tal proposito, il trend evolutivo del piano aree bianche, in cui è progressivamente aumentata (fino al 24%, per circa 2,2 milioni di unità immobiliari) la percentuale di civici coperti in FWA rispetto all’FTTH (anche a fronte di una riduzione complessiva dei civici da raggiungere) mostra come, a conti fatti, il fixed-wireless sia una tecnologia su cui continueremo a fare affidamento anche nel medio-lungo termine.

A ciò si aggiunge il fattore relativo alla manodopera. Infatti, un intervento così imponente come quello che si sta prospettando per i prossimi 5 anni rischia di non poter contare su un numero adeguato di imprese disponibili a occuparsi fisicamente delle opere di scavo e della cablatura.

Sarà quindi opportuno prevedere meccanismi incentivali per ottimizzare il numero degli interventi e favorire la condivisione delle opere tra i diversi operatori, così come valutare opportune politiche di reskilling aziendale finalizzate ad aumentare la forza lavoro impegnata in queste mansioni, giacché sin d’ora appare verosimile che il nuovo Piano li terrà impegnati per diversi anni.

LA FINE DEL RAME?

L’intervento previsto dal governo è senza dubbio ambizioso e ha il pregio di ragionare in un’ottica prospettica da qui a 10 anni. Ciononostante la complessità è evidente, le tempistiche sono sfidanti e sono molteplici i casi di tecnologie date troppo presto per obsolete.

Inoltre, sebbene non sia disponibile una chiara fotografia della copertura attuale in termini di civici, è possibile farsi un’idea sulla base dello stato di copertura delle famiglie fornita dalla broadband map di Agcom, che pure non tiene conto delle seconde case, delle aziende, delle sedi della pubblica amministrazione. Ebbene, nonostante tale semplificazione, i dati mostrano che, a dicembre 2020, la regione più coperta in modalità Fttp (fibra fino all’edificio) risulta essere il Lazio con il 50% delle famiglie raggiunte, che quindi vedrebbe sguarnite l’altra metà di esse (senza considerare imprese, seconde case, sedi pubbliche etc., escluse dal conteggio). Tra le altre regioni seguono la Campania (46%), la Liguria 42% e la Lombardia (38%), mentre tra le meno coperte figurano la Calabria (10% delle famiglie in fibra), seguita dal terzetto Marche, Valle d’Aosta e Sardegna (tutte con una quota intorno al 15%), regioni dove l’upgrade tecnologico da implementare nel quadro del nuovo piano fino a 1 giga appare veramente imponente. Ancor più se commisurato allo shortage di risorse umane e all’endemico problema di permessistica che da sempre attanaglia il Paese.

Fig. 2: Copertura regionale in banda larga e ultralarga per tecnologia, con focus su FTTP (% famiglie coperte, dicembre 2020)

D’altra parte, occasioni come quella garantita dal Pnrr non capitano spesso e la necessità di effettuare questo di upgrade risulta evidente anche analizzando gli obiettivi stabiliti in ambito europeo (Digital Decade) e i piani di cablatura che hanno elaborato (o stanno elaborando) i principali Paesi Ue (su tutti Germania, Spagna e Paesi Bassi, oltre all’ormai extra-Eu Regno Unito). Non resta quindi che rimboccarsi le maniche, concentrando tutte le risorse nella focalizzazione dell’obiettivo e nell’assottigliamento degli ostacoli che, inevitabilmente, la realizzazione di un’opera così poderosa si troverà ad affrontare e a dover superare.

VERSO UN’ITALIA GIGABIT. DISEGNO E ATTUAZIONE DELLA STRATEGIA PER ACCELERARE LO SVILUPPO DELLE RETI A BANDA ULTRALARGA

Direttore Area Digitale dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Lorenzo Principali si occupa di economia dei media, servizi web e tlc. Ricercatore dal 2007, sino al 2012 ha collaborato con l’Istituto di Economia dei Media, svolgendo analisi e consulenze per i maggiori operatori nazionali e internazionali.

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