Nell’ultimo anno la transizione digitale dell’Italia ha subito una forte accelerazione, grazie alle ingenti risorse stanziate dal Pnrr e agli sforzi profusi per realizzare interventi profondi, che agiscano su più elementi chiave del nostro sistema economico, quali la connettività per i cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, una PA moderna e alleata dei cittadini e del sistema produttivo, e la digitalizzazione del sistema sanitario. Sono stati lanciati progetti ambiziosi, in grado di dare un impulso decisivo al rilancio della competitività e all’immagine internazionale del nostro Paese. L’obiettivo prestabilito è di investire l’Italia di un ruolo d’avanguardia all’interno della strategia europea per il decennio digitale.
Il piano per la transizione digitale del Paese si declina in cinque aree fondamentali: connettività ultraveloce, digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, delle imprese, del sistema sanitario, e innalzamento sostanziale delle competenze digitali della popolazione. Menzione a parte meritano progetti ambiziosi come quelli legati all’economia spaziale.
CONNETTIVITÀ ULTRAVELOCE
Secondo il rapporto DESI 2022, nonostante l’Italia sia passata dal 23° al 7° posto in un anno nella classica riguardante la connettività, gli indicatori sono inferiori alla media dell’Ue, soprattutto per quanto riguarda l’adozione complessiva della banda larga fissa (66% in Italia, contro il 78% nell’Ue). Permangono inoltre carenze sulla copertura del territorio con connessioni a banda ultra larga, in particolare FTTH, molto al di sotto della media europea, e per la copertura delle reti ad altissima capacità, anch’essa molto indietro rispetto alla media Ue, 44% contro il 70%, nonché rispetto all’obiettivo del decennio digitale di una copertura universale entro il 2030.
I passi avanti più significativi sono stati compiuti invece sul fronte 5G, la cui copertura è passata dall’8% delle aree popolate al 99,7%. In una recente conferenza stampa del 7 luglio, il ministro dell’Innovazione e della Transizione digitale Vittorio Colao ha fatto il punto sullo stadio di avanzamento dei progetti di digitalizzazione contenuti nel Pnrr, affermando che l’Italia sarà il primo paese europeo ad avere 100% di fibra per il 5G. Gli investimenti stanziati, che ammontano a 6,7 miliardi pubblici, a cui si aggiungono 2,2 miliardi di investimenti privati, permetteranno di avere un paese interconnesso, garantendo una rete internet ultraveloce per tutti, dalle scuole, agli ospedali, ai privati cittadini come agli uffici dell’amministrazione pubblica, e ovunque, in Lombardia come in Calabria.
TRASFORMAZIONE DIGITALE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Il secondo punto prevede la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, che procede a ritmi serrati. A gennaio 2021 erano 16 milioni le identità Spid erogate, mentre gli ultimi dati aggiornati al 24 luglio 2022 riportano 31 milioni di identità digitali, quasi raddoppiate dall’inizio del periodo. Anche il numero di cittadini iscritti all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) ha subito una forte accelerazione, passando da 55,9 milioni a 61,8 milioni nello stesso periodo.
Identità Spid erogate e popolazione presente in ANPR (in milioni)
Fonte: Agid
Per quanto concerne il numero delle transazioni effettuate per mezzo di PagoPA, il portale dei pagamenti verso la Pubblica Amministrazione, è più che triplicato nel giro di appena 14 mesi, passando da 185 milioni nel gennaio 2021 a circa 559 milioni nel luglio 2022. Anche l’app Io ha ricevuto un forte successo, ottenendo 30 milioni di download. L’app permette di gestire i servizi pubblici locali e nazionali digitalmente, direttamente dal proprio smartphone, racchiudendo in un unico posto tutti i documenti del proprio domicilio digitale, insieme alle notifiche e alla possibilità di effettuare i pagamenti. È in programma di potenziare ulteriormente l’app Io nei prossimi 6-9 mesi, introducendo il Digital Wallet, un portafoglio digitale europeo su cui caricare documenti riconosciuti in tutta Europa, garantendo lo stesso riconoscimento dei documenti cartacei. Al momento è un progetto italiano, ma l’obiettivo è di creare una “Schengen del digitale” europea, anche se ci vorranno ancora un anno o un anno e mezzo, stando a quanto dichiarato dal ministro Vittorio Colao. Ciononostante, l’Italia risulta essere in prima linea all’interno della compagine europea, lavorando per immettere all’interno del Wallet anche la tessera elettorale digitale e la patente di guida, attraverso l’utilizzo di un QR code simile a quello del Green Pass.
DIGITALIZZAZIONE IMPRESE
Uno studio pubblicato dall’Istat evidenzia che, al 2021, la quota di piccole e medie imprese (PMI) italiane che ha raggiunto un livello base di digitalizzazione si attesta al 60,3%, a fronte di una media dell’Unione Europea del 56%. Analizzando proprio il livello di digitalizzazione delle imprese, e differenziando per dimensioni dettate dal numero di addetti, emerge che l’Italia ha tassi di digitalizzazione nelle imprese in linea con la media dei 27 Paesi dell’Unione Europea. Per quanto concerne le Piccole e medie imprese (PMI), circa l’81% circa ha ancora un livello basso o molto basso di adozione dell’ICT, mentre solo il restante 19% circa si colloca a livelli alti o molto alti. Per quanto concerne le grandi imprese (più di 249 dipendenti), il livello cumulativo di bassa adozione delle tecnologie digitali si attesta al 38%, mentre il 62% delle imprese ha livelli alti o molto alti di digitalizzazione. In Europa si evidenziano percentuali piuttosto simili ai livelli italiani, leggermente più deboli sia rispetto alla digitalizzazione delle PMI (45% con livello molto basso) che di quelle di dimensioni maggiori (28% di livello basso vs 26% delle italiane). L’obiettivo europeo di digitalizzazione da conseguire entro il 2030 si attesta però al 90%, evidenziando come tanto per l’Italia quanto per l’Unione nel suo complesso ci sia ancora tanto da fare.
Adozione nelle imprese delle tecnologie Cloud, IoT, e IA (2021)
Fonte: Eurostat
Un altro tema che emerge con chiarezza è che la dimensione delle imprese influenza fortemente l’adozione delle tecnologie ICT. Tra queste, le principali in termini di diffusione tra le imprese italiane risultano essere i servizi Cloud, l’Internet delle cose (IoT), e applicazioni di Intelligenza Artificiale. L’Italia sembra essere ben posizionata a livello europeo per quanto concerne l’adozione di queste tecnologie, facendo registrare livelli superiori alla media dei 27 Paesi dell’Unione Europea tanto nell’acquisto di servizi Cloud quanto nell’implementazione di processi produttivi intelligenti che utilizzano l’IoT. Soltanto nell’adozione di strumenti di IA si riscontra un lieve ritardo, particolarmente tra le grandi imprese italiane (24% italiano contro il 28% europeo). L’adozione di tecnologie Cloud procede invece rapidamente: nel 2021, il 60% delle PMI italiane ha acquistato servizi Cloud (contro il 40% europeo), salendo fino all’83% delle imprese con più di 249 dipendenti (contro il 72% europeo). I devices interconnessi sono stati utilizzati dal 32% delle PMI italiane (a fronte del 28% europeo) e dal 59% delle grandi imprese nostrane (oltre 10 punti percentuali sopra la media europea, che si attesta al 48%).
SANITÀ DIGITALE
Il quarto pilastro del piano è la sanità digitale, con l’obiettivo di offrire le stesse garanzie e lo stesso livello di efficienza del funzionamento ovunque, in tutte le aree del Paese. Pertanto, è necessario garantire un accesso semplice a tutti i dati sanitari e a qualunque tipo di prestazione specialistica. I due progetti principali del piano sanità digitale sono il fascicolo sanitario elettronico (FSE) e le piattaforme di telemedicina. Il FSE rappresenta uno strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola con i professionisti sanitari per garantire un servizio più efficace ed efficiente. Il FSE ha un orizzonte temporale che copre l’intera vita del paziente, contenendo l’intera storia clinica di una persona generata da più strutture sanitarie, e tutti i documenti caricati online nel FSE dall’utente/assistito stesso. Il FSE è ormai presente in tutte le regioni italiane, anche se con livelli di operatività, di adesione e di utilizzo diversi. I dati, consultabili sul sito istituzionale dell’AgiD e del Ministero della Salute, offrono uno scenario completo che permette di verificare l’andamento e lo stato di attuazione e di diffusione sul territorio nazionale. Complessivamente, analizzando i dati inerenti all’utilizzo del fascicolo da parte dei cittadini, dei medici, e delle aziende sanitarie, le regioni in cui l’uso del FSE risulta essere più diffuso sono la Lombardia e l’Emilia-Romagna.
Utilizzo del FSE da parte di cittadini, medici e aziende sanitarie in tutte le regioni
Fonte: Agid
La strategia nazionale nell’ambito del PNRR mira, inoltre, a promuovere e finanziare lo sviluppo di una piattaforma nazionale di telemedicina, consentendo agli operatori sanitari di fornire una migliore assistenza ai pazienti, anche a distanza, grazie a dati accessibili in sicurezza.
COMPETENZE DIGITALI
Nonostante le competenze di base siano in crescita negli ultimi anni, il rapporto DESI 2022 mette in evidenza una situazione di assoluta criticità, in particolare in particolare per quanto concerne le competenze digitali avanzate e specialistiche: la percentuale di specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media dell’Ue, frenata dai tassi molto bassi di iscrizione e laurea in discipline scientifiche in generale, e per quelle legate all’informatica in particolare. Più della metà della popolazione italiana rimane sprovvista di capacità quantomeno basilari nell’uso della tecnologia (solo il 46% della popolazione raggiunge competenze digitali di base) e, seppure il divario con i principali Paesi si stia assottigliando (nel 2019 la distanza dalla media Ue era di oltre il 16%, nel 2021 è di circa l’8%), l’Italia rimane comunque relegata alla terzultima posizione della classifica complessiva relativa alle competenze, davanti solo a Bulgaria e Romania.
Competenze digitali, Italia e principali economie europee (2021)
Fonte: Eurostat
Diverse misure sono state avviate per favorire lo sviluppo delle competenze digitali della popolazione. Per garantire il successo completo della trasformazione digitale del Paese occorre infatti agire tanto sul lato dell’offerta, garantendo l’erogazione dei servizi digitali, quanto su quello della domanda, impendo che l’intero processo di digitalizzazione dell’Italia possa soffrire di gravi lacune alla radice, legate all’incapacità della popolazione di usufruire a pieno dei servizi offerti. A tal fine, la Conferenza delle Regioni ha recentemente approvato il piano presentato dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla misura 1.7.2 del Pnrr, dedicata allo sviluppo della Rete dei servizi di facilitazione digitale. L’obiettivo è di creare 3.000 punti di facilitazione su tutto il territorio nazionale per accrescere le competenze e l’inclusione digitale di 2 milioni di cittadini. Al progetto sono stati assegnati 135 milioni, da ripartire attraverso singoli accordi con le Regioni. Per quanto riguarda le nuove generazioni, la misura principale da realizzare rimane il rafforzamento e la digitalizzazione dell’offerta formativa e degli ambienti scolastici, come delineato dal Piano Scuola 4.0.
SPAZIO
Ampio spazio è dedicato anche a progetti altamente ambiziosi, in grado di attrarre investimenti importanti in settori altamente innovativi che caratterizzeranno i prossimi decenni. Già il 14 luglio 1960, in un periodo di ristagno economico e di forti tensioni con Unione Sovietica, l’allora presidente americano John Kennedy parlò per la prima volta delle possibilità illimitate della “New Frontier” spaziale, determinato a portare il suo Paese nel futuro. Seppur in ritardo rispetto agli altri principali players globali, lo spazio è un settore in cui l’Italia e l’Europa non vogliono più rimanere indietro. Il 26 luglio 2022 è stata firmata la Convenzione che definisce le modalità di intervento del Fondo “Italia Space Venture”. Investimenti di oltre 250 milioni verranno destinati a progetti imprenditoriali innovativi in ambito spaziale e aerospaziale come, ad esempio, gli spin off universitari, le startup e le imprese innovative in fase di crescita, ma anche i fondi di venture capital privati dedicati allo spazio. Inoltre, nella visione italiana ed europea del futuro, l’utilizzo dei dati spaziali consentirà di offrire nuovi servizi a cittadini ed imprese, stimolando l’imprenditorialità e la crescita dell’economia dello spazio.
CONCLUSIONI
La trasformazione digitale della nostra società rappresenta una delle principali opportunità offerte dal terzo millennio. Seppur molto è stato già fatto, molto rimane ancora da fare. Il digitale può veramente trasformare l’Italia nei prossimi 4-5 anni in un paese migliore, un paese con forti infrastrutture, con una pubblica amministrazione più digitale e più connessa, un sistema produttivo più competitivo e attraente per gli investitori italiani ed esteri, un sistema sanitario più resiliente, e un sistema educativo moderno a sostegno di una vera Repubblica Digitale.