L’Italia è diventata il primo paese al mondo ad approvare in via definitiva una legge che riconosce l’obesità come una vera e propria malattia “progressiva e recidivante”. Si tratta del Ddl 1483 (‘Legge Pella’), approvato il 1° ottobre dopo un lungo iter parlamentare, che riguarda gli oltre 6 milioni di italiani affetti da questa patologia. La nuova disposizione, composta da sei articoli, prevede misure per la prevenzione, la cura, la sensibilizzazione e sostegno a stili di vita sani, con un programma di finanziamenti pari a €2,7 milioni a regime.

L’OBESITÀ È UNA MALATTIA: COSA PREVEDE LA LEGGE

Con la recente approvazione del Ddl 1483 Legge Pella, l’Italia è diventato il primo paese al mondo a riconoscere per legge l’obesità come malattia cronica, progressiva e recidivante. Un primo passo fondamentale per iniziare ad affrontare l’obesità come una patologia a tutti gli effetti, e per la quale possono ora essere programmati interventi di prevenzione, di cura, e di sensibilizzazione tra la popolazione. La legge era infatti attesa da tempo e rappresenta un passo storico e un deciso passo avanti per la salute pubblica, considerata l’allarmante crescita dei numeri e delle complicanze dell’obesità in Italia e nel mondo. Ciò è stato evidenziato anche dall’On. Roberto Pella, ideatore del testo e presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, che il 1° ottobre, in occasione dell’approvazione, ha evidenziato che “l’obesità rappresenta un’emergenza globale, che interessa fortemente anche il nostro Paese. Averla riconosciuta oggi, grazie al voto dell’Aula del Senato, come una vera e propria malattia testimonia la volontà piena di affrontarla come una priorità nazionale”.

L’obiettivo dichiarato della legge è infatti quello adottare politiche di contrasto a una condizione clinica sempre più diffusa e che comporta gravi conseguenze sanitarie e sociali. Per fare ciò l’atto legislativo strutturato in sei articoli prevede un approccio integrato che include prevenzione, cura e sensibilizzazione sociale. In particolare, il provvedimento introduce alcuni punti cardine:

  • Inserimento nei LEA
    Al fine di garantire equità e accesso alle cure, i soggetti affetti da obesità usufruiscano delle prestazioni contenute nei livelli essenziali di assistenza (LEA) erogate dal Servizio Sanitario Nazionale (Art. 2);
  • Finanziamenti per prevenzione e contrasto
    Per il finanziamento di un programma nazionale per la prevenzione e la cura dell’obesità si prevedono investimenti annui per €700 mila per l’anno 2025, di €800 mila per l’anno 2026 e di €1,2 milioni a decorrere dall’anno 2027 (Art. 3);
  • Osservatorio Nazionale
    Viene istituito presso il Ministero della salute l’Osservatorio Nazionale per lo studio dell’obesità, cui sono attribuiti compiti di monitoraggio, studio e diffusione degli stili di vita della popolazione italiana (Art. 4).
  • Formazione universitaria e professionale
    Al fine di promuovere la formazione e l’aggiornamento in materia degli studenti universitari, dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e del personale del SSN che intervengono nei processi di prevenzione, diagnosi e cura dell’obesità, sono previsti finanziamenti per €400 mila annui a decorrere dal 2025;
  • Campagne di prevenzione
    Al fine di garantire una maggiore e sempre più diffusa sensibilizzazione in materia, si prevedono numerose iniziative per promuovere stili di vita sani, ridurre lo stigma e favorire la diagnosi precoce. In particolare, l’art. 5 prevede l’investimento €100 mila annui a decorrere dal 2025 affinché il Ministero della salute promuova campagne di informazione. Particolare attenzione è rivolta all’età pediatrica, all’educazione alimentare, all’attività sportiva e al contrasto della sedentarietà.

L’APPROVAZIONE IN AULA SENZA VOTI CONTRARI E CON UNA UNANIME CONSAPEVOLEZZA

La nuova normativa anche nota come ‘Legge Pella’, nome del primo firmatario del testo alla Camera (PDL n. 741), è frutto di lungo, ma proficuo, dibattito parlamentare. L’iter non solo è culminato con il voto favorevole delle due camere e il via libera senza alcun voto contrario ma, soprattutto, è stato caratterizzato da dibattiti parlamentari di alto livello che hanno evidenziato come la consapevolezza circa l’urgenza di intervenire in materia di obesità sia ormai priorità assoluta per il nostro Paese.

Il dibattito in Senato è stato aperto dal relatore Sen. Giovanni Satta (FdI) che ne ha illustrato i contenuti, seguito dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alberto Barachini che ha sottolineato come il provvedimento affronti la malattia con strumenti di prevenzione, cura e sensibilizzazione sociale, ringraziando Parlamento e Governo per l’impegno condiviso in una sfida che pone l’Italia all’avanguardia a livello internazionale. Come era avvenuto alla Camera dei Deputati lo scorso 7 maggio, quando il relatore era stato il primo firmatario On. Pella (FI) e a rappresentare il Governo era stato il Sottosegretario di Stato al Ministero della salute Marcello Gemmato, l’aula ha approvato senza voti contrari. A votare favorevole sono stati i gruppi parlamentari afferenti alla maggioranza, i quali hanno sostenuto l’importanza del riconoscimento dell’obesità come malattia complessa e non come colpa individuale, superando lo stigma sociale, mentre le opposizioni hanno dichiarato il voto di astensione: pur riconoscendo la rilevanza del tema e apprezzando misure quali l’istituzione dell’Osservatorio, hanno denunciato l’insufficienza delle risorse stanziate e la mancata inclusione dell’obesità tra le malattie croniche nei LEA. In dissenso dal Gruppo, il Sen. Filippo Sensi (PD) ha dichiarato un voto a favore del Ddl riconoscendo un primo passo importante verso il superamento dello stigma legato all’obesità.

L’importante avanzamento del livello del dibattito parlamentare in materia di obesità è stato confermato anche dalla votazione successiva, tenutasi sempre il 1° ottobre: l’Assemblea del Senato ha infatti approvato definitivamente anche il Ddl n. 1562 concernente l’istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone (body shaming), fissata al 16 maggio.

UN CAMBIAMENTO IMPORTANTE PER IL 12% DEGLI ADULTI ITALIANI

L’obesità riguarda oggi oltre 6 milioni di italiani adulti (12% della popolazione), circa 500.000 dei quali versano in stato critico. Gli uomini sono più soggetti a obesità rispetto alle donne: nel 2024 i maschi adulti obesi erano 3,1 milioni, mentre le donne erano 2,9 milioni. Oltre alla già citata preoccupante obesità infantile, si nota come la percentuale di obesità aumenti anche con l’età, soprattutto in relazione alla fascia tra i 65 e 74 anni.

Osservando i dati relativi nella popolazione in generale, dal 2000 al 2023 si nota un aumento marcato della prevalenza. Difatti, la popolazione in sovrappeso nell’ultimo ventennio è aumentata del 17%, mentre per l’obesità l’incremento è stato del 33%. Se le tendenze attuali dovessero perpetuarsi anche nel prossimo decennio, si stima un tasso di crescita annuale nelle proiezioni del numero di adulti con un BMI elevato dello 0,5% fino al 2035. Questi dati rappresentano un forte segnale d’allarme per il sistema sanitario, poiché entrambe le condizioni, ma in particolare l’obesità, sono strettamente correlate a un maggior rischio di sviluppare patologie croniche come il diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari.

Popolazione adulta affetta da obesità in Italia

GLOBESITY: È L’OBESITÀ LA NUOVA EMERGENZA SANITARIA GLOBALE

Già l’anno scorso era stata la rivista scientifica Lancet a lanciare l’allarme coniando il termine “Globesity” per evidenziare come per la prima volta nella storia il numero di persone affette da obesità a livello globale avesse raggiunto quota 1 miliardo, diventando così la forma più comune di malnutrizione nella maggior parte dei paesi del mondo con serie conseguenze non solo individuali ma anche per tutto lo stato di salute globale e dei singoli paesi. Difatti, dal 1990 ad oggi sono solo 4 i paesi nel mondo che hanno visto scendere l’incidenza di questa patologia: Moldova, Lituania, e in particolare Francia e Spagna. I due stati dell’Europa occidentale, che storicamente hanno sempre registrato valori minimali di obesità, segnano le decrescite record passando, rispettivamente, dal 12% al 9% e dal 17,6% al 13%.

Lo studio approfondito da I-Com lo scorso anno riportava infatti che l’obesità tra gli adulti è più che raddoppiata dal 1990 al 2022, un dato impressionante che si aggrava ulteriormente quando si analizza la fascia della popolazione dei bambini e gli adolescenti (dai 5 ai 19 anni), per il quale il numero di casi è addirittura quattro volte quello del 1990. La crescita globale è stata maggiore per gli uomini (dal 4,8% al 14%), con un tasso di obesità triplicato in 30 anni, mentre per le donne è circa raddoppiato (dall’8,8% al 18,5%). Grave il dato giovanile: nel mondo sono infatti circa 160 milioni i bambini/adolescenti affetti dalla patologia (tra le ragazze si è passati dall’1,7% al 6,9%, tra i ragazzi dal 2,1% al 9,3%), con aumenti osservati in quasi tutti i paesi. I dati Lancet mostrano inoltre che, nel 2022, il 43% degli adulti era in sovrappeso, una condizione che in alcune circostanze può aggravarsi portando anche a nuovi casi di obesità.

UNA PATOLOGIA CHE GRAVA ANCHE SULLA SOSTENIBILITÀ DEL SSN

La crescente prevalenza di obesità ha un forte impatto anche sulle casse dello Stato: difatti, i costi dell’obesità ammontano a circa l’1% del PIL nazionale. Di questa cifra i costi sanitari diretti rappresentano il 59% del totale (5% della spesa sanitaria complessiva) e sono principalmente attribuibili alle malattie cardiovascolari (84% della spesa sanitaria totale), diabete (8%), tumori (4%) e chirurgia bariatrica (3%). Inoltre, si stima che la sola obesità infantile, se non contrastata, porterà ad una spesa aggiuntiva annua per il SSN di oltre €400 milioni. A livello globale, il World Obesity Atlas prevede che l’impatto economico globale del sovrappeso e dell’obesità raggiungerà $4,32 trilioni all’anno entro il 2035, se le misura di prevenzione e cura non miglioreranno.

Gravano tuttavia anche i costi indiretti riconducibili nel 52% a casi di presenteismo (presenza sul luogo di lavoro in condizioni compromesse dalla patologia) e nel 48% all’assenza dal lavoro. Difatti, la probabilità che la salute incida sul lavoro e sulla frequenza al lavoro durante la malattia è del 58% per le persone con obesità contro il 43% per le persone con BMI sano (a parità di altre condizioni). Questo è anche dovuto ai collegamenti tra l’obesità e molteplici fattori (genetici, ambientali e psicologici), che fa aumentare la probabilità di essere affetti da altre patologie se si è obesi. I valori sono particolarmente elevati per il diabete (+7,8%) e l’ipertensione (+13%). La prima patologia (diabete) incide notevolmente sulla qualità della vita e comporta importanti costi sanitari per il SSN; l’ipertensione rappresenta un fattore di rischio di eventi cardiovascolari (come l’infarto). I risultati evidenziano inoltre una crescente probabilità di mostrare mal di schiena cronico (+4%), depressione (+1,7%), ansia cronica (+1%) e altre patologie.

Differenza media nella presenza di co-morbilità tra persone con obesità e non (Italia)

I PROSSIMI PASSI

L’approvazione della legge è il primo passo per far sì che i numerosi pazienti possano finalmente ricevere attenzione, presidi e, in prospettiva, anche la rimborsabilità di nuove soluzioni terapeutiche. Per il raggiungimento di tali obiettivi, tuttavia, occorrerà dare concretezza agli indirizzi contenuti nella legge, in particolare per quel che riguarda l’inserimento dell’obesità dei LEA e una loro reale erogazione. Tali processi dovranno necessariamente andare di pari passo con lo sviluppo e l’avanzamento clinico anche sui nuovi farmaci anti-obesità, oggi dal costo molto elevato e dall’assunzione ancora molto prolungata. Obiettivo di questi deve necessariamente essere, infatti, non solo la perdita di peso, ma anche la prevenzione e la cura delle complicanze dell’obesità – dal diabete tipo 2 alle malattie cardiovascolari, respiratorie e osteoarticolari.

Fondamentale, al contempo, sarà lavorare alla formazione del personale, con equipe multidisciplinari, per il trattamento dei soggetti affetti da obesità e soprattutto continuare a insistere sulle politiche di prevenzione e per la diffusione di stili di vita sani, a partire dagli ambienti scolastici e familiari. A tal fine, occorre integrare gli interventi normativi e di sanità pubblica con gli sviluppi del nuovo Piano Nazionale Cronicità, che vede l’ampliamento del ventaglio di cronicità considerate con l’inclusione dell’obesità e di altre patologie estremamente diffuse. Il PNC evidenzia ad esempio l’importanza di dedicare ad esse specifici percorsi diagnostico-terapeutici (PDTA) sulla base di linee guida condivise che tengano conto delle particolari esigenze organizzative delle singole realtà locali e di promuovere la comunicazione tra Centri Specialistici e cure primarie al fine di realizzare un piano assistenziale condiviso con tutti gli operatori coinvolti attuandone le modalità di collegamento in rete.

Thomas OSBORN
Dopo la laurea triennale in Economics and Business all’Università LUISS, ha conseguito la laurea magistrale in Economics presso l’Università di Roma Tor Vergata con una tesi sperimentale in Economia del Lavoro su come l’introduzione di congedi di paternità influenzi gli esiti occupazionali ed economici delle madri.