Trasporto elettrico: utopia o opportunità?

immagineVeicoli elettrici alimentati con energia rinnovabile possono rappresentare la chiave di volta nel tentativo dell’UE di raggiungere gli obiettivi climatici di lungo termine, in considerazione del fatto che il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni di gas serra.

L’EEA – Agenzia Europea per l’Ambiente – in un report pubblicato pochi giorni fa ha allora immaginato due possibili scenari, uno intermedio, che ipotizza una penetrazione delle auto elettriche del 50% nel 2050, ed uno avanzato  che assume che tale penetrazione raggiunga addirittura l’80% – scenario ad oggi apparentemente un po’ (tanto) ambizioso, se non utopistico, se si considera che attualmente le vetture a zero emissioni rappresentano, in Europa, solo l’1,2% delle vendite totali e lo 0,15% del parco circolante.

È pur vero – va detto – che i presupposti per uno sviluppo sostenuto del mercato dei veicoli elettrici esistono, con prezzi delle batterie che continuano a diminuire, durate che al contrario continuano ad aumentare ed una rete infrastrutturale di ricarica che in diversi Paesi va via via estendendosi, sia nelle città che nelle aree extraurbane – e l’Italia non resta indifferente al tema (si veda il PNire del MIT dello scorso 30 giugno).

Naturalmente, un simile scenario di sviluppo richiederà un notevole incremento nella generazione elettrica. La quota dei consumi elettrici a carico delle auto ad emissioni zero sui consumi totali salirebbe, stando allo scenario, dall’irrisorio 0,03% del 2014 al 9,5% nel 2050, con una considerevole variabilità intra-UE, che va dal 3% della Bulgaria al 25% del Lussemburgo. In Italia, abbastanza in linea con la media UE, i veicoli elettrici spiegherebbero circa il 9% dei consumi complessivi di energia elettrica.

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Nel complesso, ciò richiederà una capacità aggiuntiva di generazione elettrica di circa 150 GW, che nelle previsioni dell’Agenzia dovrebbero essere ripartiti tra eolico (87 GW), solare (45 GW), idroelettrico (24 GW) e biomasse (13 GW). Naturalmente, le strategie potranno essere molto differenti da un Paese all’altro, a seconda sia dell’incidenza delle fonti rinnovabili nel proprio mix di generazione elettrica sia delle specifiche caratteristiche – climatiche, in primis – di ciascun Paese.

Le ricadute positive in termini di contenimento delle emissioni CO2 sono però notevoli, sebbene parzialmente mitigate dall’aumento di emissioni provocato, dall’altro lato, dalla necessaria crescita della produzione elettrica. In ogni caso, si parla di una riduzione netta di emissioni pari a 255 Mt di CO2 nel 2050, corrispondente, secondo le proiezioni della Commissione Europea, a circa il 10% delle emissioni che sarebbero complessivamente prodotte da tutti i settori in quell’anno.

Anche le emissioni di altri agenti inquinanti – quali NOx, PM e SO2 – subirebbero drastici cali, fino all’80% rispetto ai livelli del 2010, sebbene anche in questo caso talvolta controbilanciati dall’aumento della produzione di energia elettrica e dai combustibili fossili che continueranno comunque ad essere utilizzati da qui al 2050.

Appare evidente la stretta interconnessione che va sempre più creandosi tra i due settori, energetico e dei trasporti, il che rende necessaria una visione di policy altrettanto integrata, in una più ampia visione di sistema.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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