Martedì sera è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto Rilancio. Così il governo intende spianare la strada per la ripartenza economica dell’Italia nella fase di convivenza con il coronavirus, mobilitando complessivamente ulteriori 55 miliardi di euro. Di questi, 3 miliardi e 250 milioni sono destinati al rafforzamento del Servizio sanitario nazionale. L’obiettivo è prepararsi a un lungo periodo di endemia stabile (almeno finché il vaccino non sarà trovato) e a possibili nuovi picchi di contagio, conseguenti anche all’allentamento delle maglie del lockdown.
Se la prima fase dell’epidemia è stata caratterizzata dalla necessità di mitigare l’impatto del virus ed evitare il collasso della sanità pubblica con interventi tempestivi, con il decreto Rilancio il ministero della Salute si prepara a gestire il contagio nel lungo periodo, preoccupandosi di garantire l’isolamento precoce dei casi, la protezione delle popolazioni più a rischio e il riequilibro dell’offerta assistenziale anche in ambiti diversi dal Covid-19. Fondamentale, a questo scopo, è il rafforzamento non soltanto della rete ospedaliera, ma anche di quella territoriale, troppo spesso trascurata negli ultimi anni a favore di un modello più ospedale-centrico. L’emergenza corrente ha dimostrato il ruolo cruciale ricoperto dalla gestione domiciliare dei casi Covid più lievi, anche attraverso strumenti innovativi quali la telemedicina e il telemonitoraggio, per evitare il sovraccarico degli ospedali e la crescita esponenziale dei contagi in tali strutture (ne abbiamo parlato qui).
Il primo pilastro del programma di “Rilancio Salute” (qui la presentazione del ministro della Salute Roberto Speranza) risulta dunque il potenziamento della sanità territoriale, obiettivo per cui vengono stanziati un miliardo e 256 milioni di euro. Tali fondi serviranno innanzitutto a rafforzare l’assistenza domiciliare, la cui platea di pazienti passerà dall’attuale 4% della popolazione sopra i 65 anni al 6,7% (la media Ocse è del 6%). Saranno raddoppiati anche i servizi per la popolazione sotto i 65 anni, i cui assistiti passeranno dall’attuale 0,15 allo 0,3%. Viene introdotta, inoltre, la figura dell’infermiere di quartiere per potenziare l’assistenza domiciliare integrata ai pazienti in isolamento nonché ai malati cronici, disabili, e altre persone in situazioni di fragilità. A questo scopo, saranno assunti 9.600 nuovi infermieri, 8 ogni 50.000 abitanti.
Vengono poi rafforzate la sorveglianza attiva dei dipartimenti di prevenzione e le funzionalità delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca), squadre di medici di famiglia, specialisti e infermieri preposte al monitoraggio e all’assistenza a domicilio di persone affette da Covid-19 che non hanno necessità di essere ricoverate in ospedale. Si incoraggia anche l’impiego di telemonitoraggio e telemedicina nonché di applicazioni di telefonia mobile per il contact tracing. Infine, vengono stanziati fondi per la creazione e la manutenzione di strutture di isolamento nel territorio dove poter ospitare pazienti Covid sottoposti a misure di quarantena o appena dimessi dagli ospedali.
Veniamo ora al potenziamento della rete ospedaliera, cui il decreto Rilancio ha destinato un miliardo e 467 milioni di euro. Abbiamo evidenziato in un nostro precedente articolo i punti di debolezza della sanità italiana in confronto con altri Paesi Ocse, soprattutto in termini di disponibilità di posti letto in terapia intensiva. Il ministero della Salute interviene a colmare parzialmente questo divario aumentando il numero di posti da 5.179 a 11.091 unità, un incremento del 115% rispetto alla disponibilità pre-Covid. Il decreto si preoccupa inoltre di assicurare negli ospedali percorsi rigorosamente distinti per pazienti affetti o meno da coronavirus. È prevista non solo la riorganizzazione dei pronto soccorso per garantire tale separazione, ma anche la realizzazione di Covid-Hospital, strutture ospedaliere innovative esclusivamente dedicate alla cura di pazienti affetti dal virus. Per il loro trasporto, invece, saranno impiegati appositi mezzi di soccorso h24 ad alto biocontenimento e con personale specializzato (Covid-Ambulance). Tali misure serviranno da un lato a fronteggiare più adeguatamente l’ingente domanda di assistenza legata alla pandemia mentre dall’altro a consentire il graduale ripristino delle attività ospedaliere ordinarie.
L’ultimo pilastro del programma di Rilancio Salute è rappresentato dagli investimenti nel personale sanitario, per cui vengono mobilitati 526 milioni di euro. Di questi, 241 milioni serviranno ad assumere altri medici, infermieri e professionisti socio-sanitari (dall’inizio dell’emergenza sono già stati stipulati 23.580 nuovi contratti). I fondi residui, infine, serviranno a incrementare gli incentivi per il personale del Servizio sanitario nazionale nonché le borse di specializzazione per i giovani laureati in medicina (+4.200). Tale misura servirà a contrastare non solo l’attuale carenza di medici specialisti, ma anche lo squilibrio tuttora esistente tra il numero annuo di neolaureati in medicina e quello dei contratti per la formazione specialistica finanziati dallo Stato.