Il ruolo del farmacista come facilitatore dell’aderenza alla terapia

FarmacistaIl ruolo del farmacista come facilitatore dell’aderenza alla terapia avrebbe un impatto rilevante sulla salute dei pazienti e permetterebbe di ottenere ingenti risparmi per il nostro SSN. Questo è il risultato emerso dal progetto RE I-MUR (Randomised Evaluation of the Italian Medicines Use Review), della Federazione Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), presentato il 12 ottobre al Senato. Lo studio, patrocinato dalla Federazione e condotto con la Medway School of Pharmacy dell’Università del Kent, che ha coinvolto 216 farmacisti e 884 pazienti in 15 regioni, si è concentrato sull’asma, registrando un aumento del 25% dei casi controllati e generando dunque un risparmio per il paziente compreso tra 87 e 297 euro all’anno.

I dati raccolti tra settembre 2014 e luglio 2015, mostrano che la percentuale totale dei pazienti con asma controllata è passata dal 43.7% al 54.4%, traducendosi in un risparmio per il SSN che al netto dei costi varierebbe tra gli 82 ed i 720 milioni di euro. L’asma, che interessa il 7% della popolazione italiana, è stato scelto come oggetto dello studio poiché offre dei vantaggi metodologici, in quanto i miglioramenti ed i peggioramenti si manifestano in poco tempo e valutare il controllo della patologia risulta più semplice. Andrea Manfrin, della Medway School of Pharmacy dell’Università del Kent, realizzatore dello studio, ha poi spiegato in che cosa consiste concretamente il ruolo del farmacista in questo processo: “La chiave dell’intervento del farmacista – ha evidenziato – è la revisione dell’uso dei medicinali che in inglese si chiama medicines use review (MUR) una prestazione che le farmacie accreditate erogano in Gran Bretagna dal 2005 (il servizio è remunerato con 38 euro), che consiste in un’intervista nella quale il farmacista si accerta se il paziente segue le indicazioni del medico oppure dimentica di assumere i medicinali prescritti, se riesce a usarli correttamente, se incontra difficoltà (per esempio a rispettare gli orari delle somministrazioni), se accusa effetti collaterali o, ancora, se assume altri medicinali che possono interferire sia con la sua malattia sia con le cure prescritte. Rilevate eventuali criticità il farmacista dà le indicazioni del caso al paziente e provvede contestualmente a informare il medico curante” (Quotidiano Sanità, 12 ottobre 2015).

Il farmacista potrebbe dunque avere un ruolo molto più attivo nel processo di cura dei pazienti a livello territoriale, che non si sovrapporrebbe a quello del medico, ma ne migliorerebbe l’intervento.  L’utilizzo di questa sua nuova funzione nella gestione di tutte le patologie croniche permetterebbe di ottenere un netto miglioramento in termini di salute, in tutte le regioni, in tutte le fasce di età nonché una diminuzione degli accessi al pronto soccorso, del numero di ricoveri e, in definitiva, dei costi sanitari per il nostro Paese.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Biotecnologie Mediche presso l'Università di Tor Vergata nel 2012, ha conseguito un master in Management e Marketing Farmaceutico nel 2013.

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